c o n t n u a
RIFLESSIONI SUL SECONDO TEMPO DEL CORONAVIRUS
Più che di ricostruzione sarebbe bene parlare di “rinascimento”, con un chiaro riferimento al
momento più alto della costruzione della nostra identità, quando a ogni progetto e iniziativa si
associava una mente creativa un artista che, anziché ripetere l’esistente, era in grado di dare
forma a qualcosa che ancora non c’era ma di cui si sentiva il bisogno.
Stupisce che il Governo nella task force di esperti, oltre alla deplorevole assenza delle donne – e
non tanto per una questione di quote ma perché di professionalità femminili autorevoli e
riconosciute ce ne sono molte – manchino anche alcune categorie, come ad esempio chi progetta
e armonizza lo sviluppo dei territori. La presenza di architetti, artisti, urbanisti potrebbe
contribuire a rimodulare le nostre città recuperando il patrimonio edilizio esistente senza
ulteriore consumo del suolo, e a valorizzare e ripopolare i numerosi borghi abbandonati di collina
e di montagna di cui la penisola italiana è piena.
Che cosa possiamo fare ora come cittadini superata la fase di emergenza e recuperata una
quotidianità seppure limitata e contrassegnata ancora dal distanziamento fisico (termine
preferibile a quello in uso del distanziamento sociale: abbiamo bisogno di forte prossimità
sociale)? Innanzitutto occorre recuperare la normalità democratica compressa in un momento di
eccezionale emergenza sanitaria, riconquistando spazi di libertà e di partecipazione che
costituiscono un solido argine alle derive autoritarie. Alla potenza inimmaginabile del trauma che
ha modificato le nostre vite bisogna rispondere con una potenza reattiva altrettanto
inimmaginabile sia livello individuale che sociale. E’ compito delle istituzioni e della politica
inaugurare una stagione inedita e accogliere la partecipazione di tutte le energie e di tutti i saperi
presenti nella società. E’ compito del cittadino sollecitare e raccogliere questa sfida e farsi parte
attiva nel tracciare il futuro della comunità, più o meno ampia, di cui fa parte.
È necessario un cambio di passo, un salto culturale. La democrazia non è solo elettorale, la nostra
appartenenza alla sfera della democrazia la esercitiamo quotidianamente nel decidere da che
parte stare e nella capacità di costruire relazioni e comunità. Abbiamo bisogno di una democrazia
non rancorosa, che non alimenta le paure ma le comprende, aiuta a superarle, rafforza i legami
sociali. Si dovrà mettere mano a questioni irrisolte da tanto tempo: la semplificazione delle
procedure quali, a titolo di esempio, quelle degli appalti e quelle fiscali; ridurre i tempi di rilascio
delle autorizzazioni, aumentare l’uso dell’autocertificazione e l’esercizio del controllo successivo
anziché preventivo, sburocratizzare la pubblica amministrazione ma anche alcuni settori privati
quali le banche. Sono tutte misure che alleggeriscono il pesante fardello che devono sopportare i
cittadini e le imprese. Per fare questo occorre che le istituzioni si fidino dei cittadini, del controllo
sociale che questi possono esercitare per ridurre i rischi connessi allo spostamento a valle della
fase del controllo, tramite un’azione trasparente e un’informazione chiara, puntuale e costante.
Anche nel ritorno alla “normalità” della nostra comunità cittadina c’è bisogno di inedito, di
reimmaginare la nostra città.
Già dall’estate potremmo vedere una città diversa, magari con gli spazi esterni dei bar, negozi e
ristoranti ampliati per consentire il distanziamento fisico. Potremmo vedere una maggiore
preferenza per i negozi di vicinato, i mercati rionali, i prodotti di prossimità. Potremmo veder
circolare più biciclette e meno auto, più zone pedonali e piste ciclabili. Purtroppo vedremo anche
saracinesche abbassate, attività chiuse, perdita del lavoro, incremento delle situazioni di disagio
economico sociale. Dovremo riorientare le nostre azioni alla luce della maggior consapevolezza
originata dall’esperienza pandemica. In questi mesi di reclusione tra le mura domestiche, in città si
sono moltiplicate le esperienze di cittadinanza attiva nel segno della solidarietà alle persone più
vulnerabili. Tutto questo fermento sociale non va disperso ma valorizzato.
Il ruolo dei Comitati di quartiere, delle organizzazioni, associazioni, cittadini autorganizzati, non
può essere meramente ancillare che sopperisce alle emergenze, alle carenze dell’azione pubblica o
che diventa catena di distribuzione di decisioni già prese. Tutte queste realtà positive non possono
essere escluse dai luoghi di elaborazione delle strategie. Del resto è un diritto tutelato dalla
Costituzione agli artt. 3 e 118 e la crisi pandemica ci ha fatto riscoprire anche la dimensione del
dovere di partecipare che richiama il senso di responsabilità di ognuno verso la collettività.
Insieme all’assunzione di misure urgenti nel breve periodo, è indispensabile una prospettiva di più
ampio respiro. L’Amministrazione comunale alcuni mesi or sono ha avviato un processo di
pianificazione strategica in armonia con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030
immaginando un percorso di informazione e di partecipazione attiva della cittadinanza. È il
momento di riprendere in mano quel percorso e strutturare le forme di partecipazione. Il motto
dell’Agenda ONU 2030 è “nessuno sia lasciato indietro”. I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile sono
uno strumento universale che la comunità internazionale si è data e che occorre declinare
concretamente. In questa fase occorre che le istituzioni abbiano il coraggio di rivedere alcune
scelte non conformi all’Agenda 2030. Bisogna poi mantenere alta la guardia affinché, sull’altare
della ripresa economica, non venga sacrificata la lotta alle disuguaglianze e ritardata la
transizione ecologica. Così come non si deve retrocedere dalle buone pratiche rispettose
dell’ambiente quali ad esempio l’eliminazione dell’uso della plastica. I Comitati di quartiere sono i
primi sensori sul territorio, ci aspettiamo quindi di essere coinvolti in modo attivo
nell’elaborazione delle azioni di breve periodo e delle scelte strategiche per lo sviluppo sostenibile
della città. Auspichiamo anche un coinvolgimento nell’elaborazione del regolamento per
l’amministrazione condivisa dei beni comuni, strumento importante di partecipazione attiva dei
cittadini nella cura dei beni comuni in attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà.
Da questa riflessione, il Comitato di Quartiere Cuneo Centro vuole aprire un confronto di idee e di
proposte per la nostra città, utili ad affrontare la difficile uscita dall’emergenza coronavirus.
Il Comitato farà sintesi delle idee e proposte che i cittadini vorranno inviare alla email
quartierecuneocentro@gmail.com o alla pagina facebook Cittadini Attivi del Quartiere Cuneo Centro o
ancora di persona tramite l’attività di sportello che riprenderà a breve ogni giovedì dalle 18 alle 19
presso la sede in via silvio pellico 10, per poi veicolare il contributo attivo del Quartiere
all’Amministrazione comunale, nell’esercizio del ruolo affidatogli dall’art, 1.2 del Regolamento dei
Comitati di quartiere “quali organismi di partecipazione popolare alle scelte politiche di programmazione
generale, e alle attività amministrative, come condizione essenziale allo sviluppo della vita sociale e
democratica della comunità, soprattutto delle sue fasce deboli”